Maria Maddalena è il secondo lungometraggio dell’australiano Garth Davis che, dopo il discreto successo di Lion, tenta, fallimentarmente, un avanzo di carriera in quel di Hollywood. Finisce però per confezionare un film alquanto scialbo, poiché in grado di dire poco.
La storia alla quale decide di affidarsi è quella di Maria di Magdala per l’appunto, personaggio controverso della Bibbia, brutalizzata nel corso della storia da numerosi papi sino a relegarla all’immagine di prostituta, privandola del titolo di “apostolo” unicamente perché donna. In seguito alla sua riabilitazione avvenuta solamente nel 2016 è nata quindi la necessità di riscattare questa personalità certamente molto importante per la religione cristiana e a finanziarne la rinascita è stato nientepopodimeno che Weinstein. Ironia della sorte a parte, il problema fondamentale della pellicola è la totale mancanza di empatia con i personaggi. Tutto viene narrato in maniera distaccata ed assente, non si riesce a percepire il peso delle costrizioni e degli obblighi imposti dall’ortodossia della religione. Certo si vedono le donne relegate nelle loro strette esistenze, ma non si riesce a percepirne il dramma, né le angosce. L’unico appiglio di umanità è riscontrabile nel fondo degli occhi di ghiaccio di Rooney Mara, idealmente perfetta per il ruolo se non fosse che, come sempre, Hollywood si dimentica che si stanno trattando le vicende di personaggi medio orientali e che, sebbene l’iconografia classica tenda ad occidentalizzare i lineamenti dei personaggi biblici, essi erano comunque di origine araba. Perciò vedere degli attori strettamente statunitensi destreggiarsi tra controfigure medio orientali un paio di disguidi li genera. Per altro, per quanto Joaquin Phoenix sia un grandissimo attore poliedrico, l’unica cosa che non può fingere è di aver 33 anni. Ultima pecca dal punto di vista dei casting, o meglio forse sarebbe meglio dire di trucco e parrucco, sono le perfette sopracciglia ad ali di gabbiano della Vergine.
Inattaccabili sono la scelta delle ambientazioni e la fotografia in talune scene; alcune immagini sono quasi monocromatiche da tanto tutti i toni della terra si fondono ed amalgamano tra loro, generando un tutt’uno con le vesti dei personaggi.
Il personaggio di Gesù che si può estrapolare da questa rappresentazione è quello di un santone; un eremita scisso nel profondo, con grandi idee, ma pochi in grado di comprenderle ed ascoltarle. Un soggetto sulle cui spalle gravano delle responsabilità che non si sente pronto a gestire ed affrontare, che vuole consolare e sostenere gli altri, ma che necessiterebbe di qualcuno che supporti lui. E questo qualcuno è appunto la Maddalena. Essa infatti, trovando nelle parole di Gesù la via di fuga per la sua condizione di relegazione, si rende disponibile ad ascoltarlo, ma ascoltarlo sul serio.
Se Giuda e Pietro travisano infatti le parole del profeta in base alle proprie necessità, plasmandole e policitizzandole, attendendo un concreto nuovo mondo nel quale il dominio romano verrà ribaltato ed i morti torneranno a camminare, Maria ne coglie la metafora. Maria guarda oltre il significato stretto dei periodi del Rabbi, guarda oltre il significante andando al cuore del concetto. Non verrà quindi il giorno in cui dalla terra si ergeranno i defunti, non vi sarà un improvviso crollo dell’Impero, ma bensì il cambiamento avverrà quando gli uomini cambieranno i propri animi e si renderanno disposti al perdono. Quando abbandoneranno l’odio in favore della collaborazione. Quando rinunceranno al rancore per omaggiare l’assoluzione. Vede quindi l’importanza talvolta dell’allegoria. Per questa ragione, per questo suo riuscir a concretizzare le parole di Gesù, Maria non viene vista di buon occhio da Pietro e Giuda, i quali vedono quindi scemare i loro desideri di rivolta e rimangono dunque in parte delusi dal loro stesso Messia. A incrementare poi il loro senso di delusione è il fatto poi che Gesù abbia deciso di rivelarsi ad una donna, a colei a cui non era concesso né esprimersi né decidere per la propria esistenza.
L’unico personaggio su cui viene aperta una parentesi vagamente interessante, all’interno di questo sterile racconto, è quello di Giuda. È una delle poche volte in cui ci viene concesso di tentare di arrivare a capire, perché il più noto traditore della storia abbia voltato le spalle al suo feticcio. Viene quindi dipinto un uomo affranto, un uomo a cui Erode ha tolto tutto e che quindi si aggrappa a delle speranze mutevoli fornite dalle parole di Cristo. Speranze alle quali si attacca morbosamente, per le quali arriva a vivere e senza le quali non ha senso procedere. Nel momento in cui si ritrova difronte a Gesù affranto e scosso dopo la visita al tempio, nel momento in cui ne scorge l’umanità, quando comprende che il Dio a cui si era così fanaticamente legato è anch’esso corporeo e non trascende l’uomo, egli vede la propria illusione frantumarsi. E, con essa, il suo senno. Tenta allora un’ultima azione disperata volta a spingere il dio ad agire, non l’uomo a perire. Gli pone un ultimatum: se non ha il coraggio di parlare, di certo lo farà per aver salva la vita. Ma è proprio quando lo vede in croce, quando ne vede il sangue sgorgare dalle ferite e le viscere esposte, che arriva effettivamente a capire l’entità della sua azione. Ed allora, quando assiste all’uomo spirare ed alle sue speranze svanire, per lui non ha più senso alcuno vivere.
Maria Maddalena, come gran parte dei film biblici, rappresenta un’ottima occasione sprecata, forse per la paura di affrontare un tema tanto controverso e delicato a cui molti sono legati, Davis non ha il coraggio di esporsi e crea una rappresentazione realistica delle vicende, concretizza il Messia e le sue parole, senza però addentrarsi effettivamente nella psiche dei personaggi, senza permettere allo spettatore di legarsi ad essi e comprenderli. Il film non è nemmeno così strettamente legato alla figura di Maria Maddalena stessa, abbozza la sua storia ed abbozza gli ultimi mesi di Gesù, concedendoci quindi un racconto noioso e puramente imbastito di entrambi.
Poiché i cinema non pullulano di grandi pellicole in questi giorni e poiché, come al solito, l’idea di base è che chiunque debba farsi la propria opinione con la visione, la strada verso il cinema vi è nota, non dovrò dunque essere io la vostra stella cometa.
Camilla.