L’estate è ormai alle porte e con lei la famigerata prova costume. Se anche voi non volete nutrirvi di soli slim fast per essere al top seguite il mio consiglio: chiudevi in camera a guardare serie tv!
Anche se questo è il periodo più buio della programmazione dei palinsesti tv non disperate… Fortunatamente dal 13 Luglio a tenervi compagnia ricomincerà la seconda stagione di Masters of Sex.
Masters of Sex è una serie tv statunitense drammatica creata da Michelle Ashford, che ha debuttato il 29 settembre 2013 sul canale Showtime, liberamente ispirata alla biografia di Thomas Maier Masters of Sex: The Life and Times of William Masters and Virginia Johnsonthe Couple Who Taught America How to Love.
Ambientata a St. Louis (Missouri) negli anni ‘60, la serie racconta del Dottor William Masters (Michael Sheen), illustre ginecologo, sposato con la giovane e bella Libby (Caitlin FitzGerald ) [Gossip: galeotto fu il set… Attualmente i due attori sono realmente fidanzati!]. Masters, sin da giovane, mostra un interesse quasi maniacale per la sessualità umana. In un’America ancora legata a una morale protestante, di cui già Mad Men ci aveva fornito un ampio specchio, è difficile ottenere un lasciapassare per condurre ricerche del genere. Masters è costretto dunque a raccoglie i primi dati spiando l’attività lavorativa di una prostituta, Betty DiMello (Annaleigh Ashford) e di alcune sue “colleghe”. Ben presto realizza che i dati forniti da donne di malaffare che potrebbero tranquillamente fingere un orgasmo, sia per necessità lavorative che per diverso orientamento sessuale, non possono essere considerati completamente attendibili.
Così, aiutato da Virginia Johnson (Lizzy Caplan), la sua nuova segretaria – assistente – finta laureanda in sociologia, Masters inizia a raccogliere dati coinvolgendo un range maggiore e variegato di volontari. I primi esperimenti ruotano intorno alla masturbazione, attraverso Ulysses, un dildo con telecamerina inventato ad hoc da Masters per poi passare anche agli studi di coppia.
Avere come tema portante il sesso vuol dire muoversi sul precario confine che separa l’intento serio dalla provocazione gratuita, ma Showtime ha deciso di correre il rischio perché “The study of sex is the study of the beginning of all life.”
In principio, dunque, era il sesso.
La tv ha ormai da tempo abbattuto molti tabù riguardanti il mettere in mostra la sessualità sul piccolo schermo, HBO in prima linea. Ovviamente, il sesso per come lo abbiamo conosciuto in Sex And The City qui non è contemplato (ancora per lo meno). Centro anche di altri numerosi progetti cinematografici (Hysteria di Tanya Wexler e il recentissimo Nymphomaniac di Lars von Trier) e televisivi (Californication di Tom Kapinos), non si era però mai assistito ad una storia sulle origini della sessualità. Facile pensare che Showtime avesse trovato la scusa perfetta per attirare spettatori e pubblicità con una serie che cerca di legittimare una quantità notevole di scene di sesso sfruttando le atmosfere di un prodotto già affermato e facendo leva sul sempre confortante tratto da una storia vera il tutto corredato da una solida base scientifica.
In realtà, non è così: di sesso ovviamente ce n’è (non potrebbe essere altrimenti visto l’argomento) ma non è mai gratuito, volgare, né dà l’impressione che si voglia indugiare su esso. Anzi, il sesso si integra perfettamente, non dà fastidio ed è esclusivamente funzionale alla narrazione: lo studio delle risposte fisiologiche dell’attività sessuale e di come questa possa generare e distruggere le relazioni umane.
Il “Sex” del titolo la fa da padrone dunque con visite mediche, questionari, sonde ed elettrodi attaccati ai corpi delle “cavie” sessuali che rassicurate dalla frase “He’s not watching you, he’s watching science” vedremo tanto coinvolti dai rapporti studiati dal dottor Masters quanto in difficoltà in quelli fuori dalle mura dell’ospedale. Insomma, sembra che i freni inibitori vengano meno più sul lettino bianco che sul lettone della camera da letto
Il pretesto della tematica sessuale è un’ottima lente attraverso cui vengono inquadrati vari argomenti (matrimonio, famiglia, religione, omosessualità), i personaggi e le interazioni tra loro. Oltre ai già citati, tra i protagonisti principali abbiamo il giovane Dottor Ethan Hass (Nicholas D’Agosto) che vede in Masters un mentore, il provost della clinica universitaria Dottor Barton Scully (Beau Bridges), sua moglie Margaret (Allison Janney) e la figlia Vivien (Rose McIver), la segretaria Jane (Helene Jorke) e il Dottor Austin Langham (Teddy Sears), i primi volontari dello studio, e l’ultima arrivata la Dottoressa Lillian DePaul (Julianne Nicholson), una delle poche donne medico e grande sostenitrice del pap test (cose oggi normali, per non dire banali e scontate, all’epoca no). I riflettori son però puntati sui due studiosi rivoluzionari.
William Masters è un uomo a primo impatto piuttosto sgradevole, spesso infantile e così sicuro di sé da risultare arrogante. Non si tratta però di un banale rip-off di Gregory House: il miglior ginecologo di tutto il Midwest appare piuttosto come una specie di nerd ante litteram, attratto dalla materia del suo studio proprio perché sessualmente ed emotivamente “castrato”, come la società che tenta di rivoluzionare.
Le prostitute, cavie del progetto, lo etichettano come weird, e questo è probabilmente il termine che meglio definisce sia il personaggio che la perfetta interpretazione di Michael Sheen.
La sua sconfinata ambizione e sete di successo si oppone quindi all’altra faccia della medaglia: la sua inadeguatezza nella vita sociale e intima. Esemplare la scena in cui William fa sesso con la moglie, vestito e senza guardarla negli occhi. Si nota il suo essere estraneo ad un qualcosa che sfida il suo integerrimo autocontrollo da luminare di scienza, qualcosa di impossibile da controllare e gestire: la passione, l’amore. L’amore è una scomoda conseguenza, una risposta emozionale che non può essere misurata e catalogata, così fuori dalla sua area d’indagine che il suo sopraggiungere non è che una semplice variabile della risposta fisiologica. Un personaggio davvero complesso che fa emergere tutti i suoi contrasti e le sue difficoltà.
Contrapposta alla serietà e freddezza di Masters abbiamo una vera e propria forza esplosiva: Virginia Johnson.
Se da una parte abbiamo donne come Libby che incarnano l’immagine della donna old-style, dall’altra invece abbiamo donne, come Gini, che iniziano a reclamare il diritto ad una loro individualità e che con entusiasmo accettano la possibilità di poter dare libero sfogo ad un piacere altrimenti represso per convenzione sociale.
Acuta, sveglia, lungimirante, intraprendente, disinibita, Gini è il classico personaggio femminile che si trova fuoriposto in un contesto sociale ancora fortemente maschilista nel quale le donne si suppone abbiano precisi ruoli, codici e regole da rispettare, al di fuori dei quali il loro destino è quello di essere banalmente etichettate come “le donne che svolgono il lavoro più antico del mondo”.
Catturando fin da subito la curiosità di Masters eprocacciando i pazienti volontari, soprattutto donne, Gini sarà il vero motore dello studio. La sua forza, in un mondo bigotto e maschilista, sta nel non volerrinunciare neanche per un attimo alla sua femminilità rimanendo sempre in armonia con le sue azioni oltre che con il suo corpo : “Don’t you ever wish you were a man?” No. Never”.
Lo studio porterà a progressivi cambiamenti nelle abitudini sessuali della cultura occidentale: la scoperta dei quattro stadi del sesso (eccitamento, plateau, orgasmo, risoluzione) e degli orgasmi multipli, la confutazione dell’idea freudiana dell’orgasmo clitorideo vs quello vaginale, dell’importanza delle dimensioni e della necessità di un uomo per una donna per raggiungere l’orgasmo.
Rivoluzionario davvero per una società bigotta e non ancora pronta a parlare liberamente di certi argomenti ma le porte della stanza n. 5 stanno per essere aperte al pubblico. Il parallelismo con il Progetto Manhigh,nel quale il Maggiore David Simons in una capsula d’alluminio esplora la stratosfera terrestre, è un fine simbolismo che rimanda alla natura pioneristica della ricerca targata Masters & Johnson che “esplora territori sconosciuti”.
Nonostante l’infinita accuratezza con cui tutto è stato preparato, studiato ed esposto, la presentazione si rivela un vero e proprio disastro. Dopo un esordio tentennante, tra risate e curiosità, l’apertura del capitolo sulla risposta sessuale della donna accende la scintilla che fa divampare l’incendio. Per quanto Masters si sforzi di convertire in documento espositivo le immagini di una donna in fase orgasmica, nessuno nota la miotonia, la vasocongestione o l’iperventilazione: l’atto più privato che esistesse fino a quel momento è stato reso pubblico ed ognuno in quella sala si sente come violato, sia uomini che donne.
E ora, cosa succederà? E’tutto da scoprire.
In conclusione, Masters of Sex è un prodotto di ottima qualità che lascia presagire considerevoli potenzialità di sviluppo anche nella prossima stagione.
Riuscendo a gestire con equilibrio il lato autoironico e quello più spiccatamente drammatico, si assiste alla perfetta fusione tra una narrazione variegata e un approfondimento psicologico di grande spessore. Forse un po’ lento inizialmente, lo show va man mano definendo un proprio linguaggio. Il materiale su cui lavorare è già di suo molto intrigante ma proprio per questo non bisogna adagiarsi sugli allori e pensare che basti il sesso, da solo, a tenere in piedi la baracca. Considerato che dal pilot in poi si è andato sempre a migliorare, la possibilità che Masters of Sex possa entrare a far parte delle migliori novità televisive è alta.
Alla prossima.
Doc