Tenet è l’undicesima opera di Christopher Nolan che, sia che piaccia sia che non piaccia, stavamo attendendo tutti disperatamente, perché sanciva anche la riapertura dei cinema dopo questo eterno periodo di stallo.
Al solito il regista americano fa del tempo la sua meretrice; ci gioca, lo plasma, lo modifica e lo inverte fino a generare un nuovo concetto di viaggio nel tempo.
Brevemente la storia tratta di un agente della CIA (John David Washington) assoldato da un’agenzia segreta fondata nel futuro che ha come scopo ultimo quello di salvare il presente da una minaccia che incombe dal futuro stesso. Viene introdotto quello che è descritto come il paradosso del nonno, ovvero un paradosso per l’appunto, secondo cui se compissimo un viaggio indietro nel tempo per assassinare nostro nonno conseguentemente non potremmo mai essere nati per compiere il gesto. E così le generazioni future per via di una questione ambientalista vogliono azzerare con una terza guerra mondiale quelli che sono i loro antenati, noi. Per fare ciò si ha a disposizione un macchinario in grado di invertire l’entropia di oggetti e persone e farli andare a ritroso nel tempo. Neil (Robert Pattinson) è il braccio destro del protagonista in questa sfrenata corsa contro il tempo.
Da come si vociferava nei mesi precedenti, dalle numerose teorie che circolavano e dai confusi trailer che erano stati rilasciati si poteva intuire un lungometraggio ben più complesso di quello che poi ci è stato presentato in effetti. In realtà è sufficiente non distrarsi, seguire le fila, capire il concetto alla base per poi riuscire a rimettere ogni tassello al suo posto. E da questo puzzle di linee temporali intrecciate ne risulta un ottimo sci-fi, un film che vuole essere unicamente una prova di maestria tecnica, che abbandona empatia e sentimenti ancora prima di iniziare, perché qui l’unica cosa che va sentita non è certo l’emozione di un intrigo amoroso, ma solamente lo scorrere del tempo in qualunque direzione esso volga. E quindi non ci è dato sapere il nome del protagonista, esso è semplicemente tale e più volte lo rimarca e, benché Priya, la trafficante di armi che collabora con la Tenet, metta in dubbio tale ruolo, alla fine della pellicola ci sarà concesso di capire che mai nessun altro fu effettivamente protagonista quando J.D. Washington. Ed ancora non ci viene quasi mai mostrato Max, il figlio per cui Kat è disposta a dare la vita, non ci vengono mostrate effusioni tra il protagonista e Kat stessa e non ci vengono fornite informazioni sul passato di Neil che ci possano permettere un legame emotivo con il suo personaggio e le sue sorti. Tutto ciò perché non erano i sentimenti a interessare a Nolan, ma lo era quello di generare un nuovo concetto di film d’azione dove l’arma più potente che si ha a disposizione fosse il tempo.
Il compartimento tecnico è, come in ogni film del regista, impeccabile. È riuscito persino a trovare un compositore che non facesse sentire la mancanza del suo ormai collaudato connubio con Zimmer, all’epoca impegnato con Dune, e così Goransson ci regala una colonna sonora che rimbomba nelle orecchie dello spettatore anche nelle ore seguenti la visione. Le scene d’azione sono pulite e coreografate brillantemente, il tutto già a partire dai primi minuti, dalla scena all’interno dell’opera, che è forse una delle più belle dell’intero film.
Il reparto attoriale ha al solito alcuni attori che spiccano più di altri, su tutti Pattinson che sempre più dimostra il suo talento e si scrolla dalle spalle il pesante fardello di Twilight che rappresenta ancora per il pubblico di massa il suo ruolo più noto. John David Washington è credibile, è ancora fresco nel mondo del cinema e per questo personaggio è rimasto ben più contenuto che per Blackkklansman, ma forse proprio perché il suo ruolo necessitava freddezza e poca presa sul pubblico, perché, come lui stesso rivela durante il film “forse sopravvalutiamo il suo potere seduttivo”, insomma lui era lì solo a picchiare duro e salvare il mondo, di certo non a farci innamorare di lui. Unica pecca è il villain, Kenneth Branagh, il suo Sator è un russo troppo caricaturale, in alcune scene la sua recitazione è davvero portata agli eccessi, vedi su tutte quella nella quale minaccia e picchia Kat.
Non si tratta di un film perfetto certamente, ma ha la capacità di mantenere ai massimi livelli la concentrazione per tutte le sue due ore e mezza di durata, senza mai annoiare e vi sono diversi escamotage visivi che sono decisamente unici e che rapiscono lo spettatore.
Alla seconda visione si riescono poi a cogliere molti più dettagli che alla prima, perché dal macro ci si può finalmente concentrare sul dettaglio. Si possono cogliere informazioni dai discorsi di Neil, si può notare quante cose in realtà fossero già prevedibili se si fosse capito fin da subito il trucco alla base, cosa che in realtà risulta possibile già ad una prima visione attenta.
Ciò che mi resta è il dubbio sul perché nella scena iniziale un Neil invertito, ma stabilizzato nel passato, utilizzi un proiettile invertito invece che uno normale, anche se forse si tratta banalmente di un espediente narrativo per porre il protagonista per la prima volta faccia a faccia con l’inversione, anche se, a rivederlo, è stato leggermente banale come trucco.
Altra pecca è la presenza di battutine un poco becere sparpagliate qua e là nel corso del film, del tutto decontestualizzate rispetto alla poca caratterizzazione di tutti i personaggi. Insomma Nolan voleva far il simpatico, ma non è che gli sia riuscito troppo bene.
Si tratta senza dubbio alcuno di un film che va necessariamente visto in sala per poter godere appieno della sua maestosità visiva e per apprezzare tutto il lavoro che si cela alle sue spalle. Sarà un film che dividerà nettamente il pubblico, sia per quanto concerne gli estimatori di Nolan sia per quanto riguarda i profani in merito; alcuni lo banalizzeranno, altri lo esalteranno, ma sta tutto sulla base di cosa ci si aspettasse. Secondo la sottoscritta è un ottimo film d’azione, mai banale, mai scontato e complicato abbastanza da tenerti all’erta, ma non troppo dal farti venire giramenti di testa. E poi parliamoci chiaro siamo anche in un periodo storico abbastanza particolare che ci ha obbligati ad abbandonare la tanto amata sala per lunghi mesi, un film del genere è un’oasi nel deserto. Ed inoltre fornisce anche diversi spunti concettuali su quello che è l’uso/abuso che l’uomo fa del pianeta che, secondo Nolan, è talmente portato agli eccessi che in un futuro non troppo lontano vorranno sbarazzarsi di noi, mettendo a repentaglio loro stessi, pur di salvare le risorse. Ciò comunque fa pensare, non credete?
Ma basta tergiversare, credo che tutti abbiate sprecato fin troppo tempo nelle vostre case, seduti alle vostre scrivanie davanti ai pc, ora è giunto il tempo che la poltrona su cui sediate sia un’altra e sia immersa quasi interamente nelle tenebre se non per la fioca luce dello schermo. Non avrete neanche la scusa del vicino che chiacchiera ora che si sta ad un posto di distanza.
Camilla.