Avete mai immaginato di mollare tutto e sperare che i problemi si risolvano da soli?
Avete mai sognato di non presentarvi al lavoro e lasciare che sia qualcun altro a farlo per voi?
Si? Anche Vicente Villanueva, regista valenciano che sembra mettere insieme sogni e immaginazioni per chiedersi: “e se un giorno uno psicoterapeuta non si presentasse al lavoro, i problemi dei suoi pazienti si risolverebbero da soli? Da questo what if prende forma Toc Toc, commedia spagnola che sono felice non sia rimasta solo un sogno del regista. Ma soprattutto che non abbia mollato le riprese lasciando che fosse qualcun altro a portare avanti il suo lavoro. Perché lui il suo lavoro lo sa fare, e anche bene. E lo dimostra ampiamente nei 96’ minuti di pellicola, uscita nell’ottobre 2017.
I primi minuti servono a immergere lo spettatore nell’atmosfera di una commedia che incuriosisce, diverte e tiene incollati con un ritmo incalzante. Il clima è quello di una Madrid familiare, che potrebbe essere una Milano così come ogni altra città che sentite vicina. Iniziamo così fin da subito a conoscere i sei protagonisti, uno alla volta. Bastano pochi istanti di vita quotidiana, raccontata con dolcezza, ironia e senza bisogno d’inutili spiegazioni, per lasciare intuire quale sia il motivo che, poco più tardi, li troverà tutti insieme a condividere lo studio di uno psicoterapeuta specializzato in Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC).
La commedia prosegue lungo il filo del what if. E allora cosa potrebbe succedere se un paziente affetto da un’esilarante sindrome di Tourette si trovasse ad attendere il terapeuta insieme con un tassista aritmomaniaco di nome e-1000eh0 (Emilio, scusate), e se a loro si aggiungesse una giovane ricercatrice ossessionata dai rituali d’igienizzazione che proprio non riesce a capire come lavarsi le mani senza toccare altro che l’acqua e poter quindi uscire serenamente dal bagno, e poi ancora una signora con un’ossessione per la religione, una ragazza che non riesce a smettere di ripetere le cose due volte, una ragazza che non riesce a smettere di ripetere le cose due (ops, scusate, l’ho fatto di nuovo) per concludere con un ragazzo che soffre solo all’idea di calpestare qualsiasi tipo di linea mentre cammina, e come farà a cavarsela in uno studio completamente rivestito da un tappeto a righe? E le righe sono diciassette. Così, perché lo sappiate.
Paco León, Alexandra Jiménez, Rossy de Palma sono alcuni degli attori di questa commedia che potranno non dirvi nulla in termini di notorietà, ma che riescono a raccontare in modo davvero coinvolgente, bello e mai volgare, le stranezze, le assurdità e perché no, anche la sofferenza di chi vive schiavo della propria mente. Riescono infatti a creare situazioni e dialoghi fondendo parole e corpo per dare vita in modo assolutamente credibile a personaggi che non riescono a trovare l’equilibrio tra ciò che la mente suggerisce e ciò che il corpo è costretto a eseguire. In altre parole, riescono a incuriosire, a farsi comprendere e, in qualche modo, anche a farsi voler bene. Il tutto è guidato da una regia che, in modo altrettanto coinvolgente, sostiene le diverse situazioni che verranno a crearsi con stili ogni volta diversi riuscendo, grazie ad un’ottima fotografia, a sottolineare egregiamente gli sforzi degli eroi meno forti e affidabili del piccolo schermo.
Riusciranno questi sei pazienti non solo a sopravvivere alla difficile convivenza dei propri sintomi con quelli di perfetti sconosciuti, ma a improvvisarsi terapeuti per aiutarsi a vicenda? O anche solo a evitare che la giunonica e agguerrita segretaria venda loro una multiproprietà alle Canarie?
Il colpo di scena c’è ed è quella ciliegina su una torta che tanto avevo già deciso di divorare, tagliandola in fette deliziosamente simmetriche.
Se il Disturbo Ossessivo Compulsivo non è contagioso, lo è questa commedia. Sbaglierò, ma penso che un film vinca quando non finisce dopo che l’ultimo titolo di coda è stato ignorato, ma continua a lasciare una traccia di sé anche là fuori, nella vita di tutti i giorni. È così che uscire di casa e rendersi conto dei propri DOC e provare a immaginare quali altri potreste avere o sotto la spinta dei quali si muove la gente intorno a voi, diventerà forse esso stesso un vostro DOC. Insomma, Toc Toc è una commedia divertente e contagiosa. La guarderete e poi forse ci troveremo a parlarne, magari aspettando lo stesso terapeuta.
Voto: 4 sintomi su 5
Alessandro Zuretti